Sono tre i disegni di legge sul recupero crediti che attualmente giacciono in Parlamento, nell’ordine: “Modifiche all’articolo 612-bis del Codice penale in materia di atti persecutori”, Atto Camera n° 4091 del 13/10/2016 dell’ On. Giorgia Meloni; “Disciplina dei servizi per la tutela del credito”, Atto Camera n° 4261 del 31/1/2017 dell’ On. Paolo Petrini; “Riforma delle normative del settore del recupero crediti”, Atto Camera n° 4358 del 10/03/2017 dell’ On. Marco Di Maio (del PD non del M5S).
Il primo, forse il più incredibile e populista, tende a impedire, sic et simpliciter, l’attività di recupero crediti. Ogni sollecito telefonico o personale effettuato in via stragiudiziale, sarebbe reato. Il recupero sarebbe possibile solo con i decreti ingiuntivi e i pignoramenti immobiliari e mobiliari. Quanto beneficio ciò apporterebbe ai debitori, nel cui nome tale proposta è stata fatta, per difenderli “dalle persecuzioni delle banche e delle società di recupero”, non è dato capire. Il secondo, è la riproposizione del vecchio disegno di legge della Sen. Mariarosaria Rossi. Proposta tendente a togliere la podestà del Ministero degli Interno sul recupero crediti stragiudiziale, a favore di quello della Giustizia, burocratizzando notevolmente il tutto, aumentandone i costi in capo agli operatori e lasciando la definizione del nuovo assetto a una costituenda commissione a forte influenza politica. In sostanza sconvolgere un settore che, strano ma vero, mostra di funzionare bene, per avventurarsi su un terreno ignoto, dominato dalla burocrazia e la politica. Una specie di incubo contro il quale, a suo tempo, le imprese di recupero e consumatori scesero in piazza e manifestarono davanti Montecitorio. L’ultimo, anche in ordine di tempo, è quello che l’associazione di categoria Unirec appoggia e che, oggettivamente, appare il più razionale e organico in quanto coglie e armonizza ciò che di buono è stato finora fatto da tutti gli attori in campo (Imprese di Recupero, Associazioni Consumatori e Creditori).
Chi prevarrà? Considerando che tra un po’ saremo in campagna elettorale, direi nessuno dei tre. Ma proiettando la domanda alla prossima legislatura, qualora venissero ripresentati, poiché i primi due porterebbero caos, mentre il terzo riordinerebbe in maniera armonica la materia, essendo in Italia, temo, con sgomento, che le maggiori chance le avrebbero proprio i primi due.
A cura di Gianpaolo Luzzi